Il Comitato regionale toscano e quello fiorentino di Arci hanno dato la propria adesione alla manifestazione antirazzista di mercoledì prossimo a Firenze, promossa dal Sindaco di Firenze Dario Nardella e dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
“Aderire all’appello del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e dal sindaco di Firenze Dario Nardella è un atto doveroso e necessario. Per questo, mercoledì 27 giugno alle 18.00 saremo in piazza Ognissanti e invitiamo tutti i nostri soci a esserci e ad aderire scrivendo a insiemecontroilrazzismo@gmail.com, come hanno fatto Arci Nazionale, Arci Toscana e Arci Firenze”, commentano Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana e Jacopo Forconi, presidente di Arci Firenze.
“Dobbiamo far sentire la nostra voce – continuano i due presidente ARCI – contro i porti chiusi, i censimenti, le minacce, le schedature di chi contesta o semplicemente chiede rispetto per la famiglia Regeni e la verità su Giulio. Le affermazioni senza soluzione di continuità del Ministro dell’Interno stanno facendo piombare il Paese in un clima di odio le cui conseguenze non possono che minare l’idea di convivenza su cui poggia uno stato civile e democratico. E non possono che dare l’immagine di un Paese razzista e incattivito che, invece, non corrisponde alla realtà. Il Ministro è pericoloso perché dimostra di ‘usare’ il proprio incarico, non per rappresentare al meglio il Paese, ma per rimpinguare costantemente il proprio bacino elettorale, cavalcando odio, rabbia e risentimento. Peraltro, così sta dimostrando, non solo una scarsa considerazione del ruolo istituzionale, ma anche una misera considerazione dei cittadini che non lo hanno votato, dileggiati e costretti ad assistere a un imbarbarimento del linguaggio e dei modi, oltre che dei temi. Un Ministro dell’Interno dovrebbe occuparsi di tenere unito il Paese nelle sue diverse componenti, farlo crescere e tutelare i suoi figli. Purtroppo è, invece, sotto gli occhi di tutti che il Ministro sta cercando di sfilacciare il tessuto sociale, quando non di strapparlo in maniera violenta, per il proprio interesse e senza ritegno”.