FIRENZE – Smantellamento del campo rom del Poderaccio in 18 mesi anziché nei 4 anni previsti. E’ l’annuncio che arriva dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, dopo il sopralluogo ieri assieme agli assessori al welfare Sara Funaro e alla sicurezza Federico Gianassi, dopo i fatti che hanno portato alla morte di Duccio Dini, causato dall’inseguimento in auto di due famiglie gravitanti intorno al campo rom del Poderaccio. >>> Ascolta
L’area, nata nel 1988 e rimodernata con casette in legno nel 2004 (dopo un rogo tra le baracche che costò la vita ad una bambina), ospita attualmente 234 persone di origine per lo più macedone e residenti da oltre 15 anni a Firenze, tra cui 100 minori (la quasi totalità frequentanti le scuole pubbliche). Per loro, ha detto Nardella, saranno individuate “soluzioni abitative alternative, senza alcun privilegio, senza ricorrere a case popolari, nè a misure ad hoc come villaggi precostituiti. Questa è la nostra linea: non c’è accoglienza senza legalità, senza però spiegare quali siano gli strumenti da utilizzare e le modalità di attuazione.
Intanto cresce la tensione intorno alla comunità rom: due giorni fa il corteo fomentato da militanti di FdI verso il campo fermato dalla polizia, ieri le segnalazioni di episodi di minacce ai residenti nel campo. La destra cittadina si è buttata a capofitto sulla vicenda, con un’interrogazione parlamentare del senatore FdI Totaro. “Altro che 18 mesi, altro che soluzioni abitative alternative il Poderaccio deve essere chiuso in 18 giorni” va all’attacco il consigliere comunale Fdi Francesco Torselli.
“No alla criminalizzazione di un’intera comunità” dice Demir Mustafa, mediatore culturale e storico esponente della comunità del Poderaccio, stamani ai microfoni di Novaradio: “Noi abbiamo chiesto scusa per quanto avvenuto, ma le responsabilità per quanto avvenuto sono solo di alcuni singoli” che aggiunge: “Siamo pronti a collaborare con io Comune, nessuno vuole continuare a vivere nelle casette del Poderaccio, non chiediamo trattamenti preferenziali: vogliamo solo poter entrare come tutti gli altri nelle graduatorie delle case popolari”.
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