FIRENZE – Solo analisi “puntuali”, “di monitoraggio specifico”, “avrebbero potuto consentire una definizione preventiva dello stato di pericolo, prendendo in considerazione la possibilità più o meno imminente del fenomeno di collasso” del peduccio in pietra serena che il 19 ottobre 2017 si staccò nella basilica di Santa Croce a Firenze uccidendo il turista spagnolo Daniel Testor Schnell, 52 anni. Ma “in assenza di tutto ciò”, “non era possibile prevedere il collasso della mensola in pietra” tanto più ipotizzare quando si sarebbe staccato.
Pur sottolineando una generale carenza nel sistema complessivo dei controlli sul complesso, alla fine i periti del gip nominati dal gip nella relazione discussa ieri in incidente probatorio sembrano ridimensionare le responsabilità dei vertici dell’Opera e della ditta incaricata degli ultimi lavori prima del crollo.
Nell’inchiesta ci sono quattro indagati per omicidio colposo, tra cui i vertici dell’Opera. Per il loro difensore avvocato Luca Bisori è “improprio parlare di monitoraggio: sarebbe occorsa una vasta campagna di analisi sulla pietra e sugli altri materiali: ma non esistono protocolli scientifici acclarati da seguire. Ogni ente, ogni Opera, in realtà segue una sua prassi”.