FIRENZE – La paura o la gioia provate dagli spettatori di spezzoni di film horror e comici proiettati in sale speciali alimenteranno, grazie ad un particolare sistema di tubazioni, la crescita di una installazione floreale di glicini sulla facciata di Palazzo Strozzi a Firenze.
E’ uno degli elementi di The Florence Experiment, progetto a cavallo tra l’arte e la scienza che Carsten Holler ha realizzato insieme ad uno dei fondatori della neurobiologia vegetale, Stefano Mancuso, autore di molti saggi sull’intelligenza dei vegetali.
Obiettivo del progetto, come ha spiegato lo stesso Holler presentando oggi l’esperimento, è “cercare di avvicinare l’inavvicinabile, la comprensione dell’intelligenza delle piante. Ed è anche una specie di test sui limiti dell’intelligenza umana”.
Come funzionerà l’esperimento? Ogni settimana 500 persone, scelte a caso per motivi legati alla ricerca scientifica, scenderanno lungo lo scivolo dai piani alti di palazzo Strozzi fino al cortile, tendendo in grembo una piccola e delicata piantina di fagiolo. Al termine dell’emozionante discesa, imboccheranno una delle entrate che conducono agli spazi sotterranei della Strozzina, dove sono stati collocati due sale cinema: una riproduce immagini di film comici, l’altra di film horror. Le particelle fotosintetiche delle piantine assieme a quelle prodotte dagli umani saranno “convogliate” tramiti appositi tubi di aerazione che sboccano sulla facciata del palazzo, dove sono state collocate delle piante di glicine, che verranno così “irrorate” delle emozioni vissute.
“Un inedito connubio tra arte e scienza – ha detto Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore dell’evento – ma anche un riflessione ecologica, sull’importanza delle piante per la nostra esistenza”
“Non è possibile sapere cosa verrà fuori da questo esperimento. Ma di sicuro scopriremo qualcosa di più nel campo della consapevolezza vegetale” ha detto il neurobiologo Stefano Mancuso: “Del resto – ha aggiunto – noi dipendiamo dalle piante. Loro invece non dipendono da noi. E se per intelligenza intendiamo la capacità di adattamento, allora forse si può anche dire che sono più intelligenti di noi”.