LIVORNO – “Dopo 27 anni dalla tragedia del Moby Prince, quest’anno la celebrazione dell’anniversario si svolge con uno spirito diverso, grazie alle conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta che hanno portato a un ribaltamento delle verità processuali e dopo le segnalazioni inoltrate la procura di Livorno noi familiari ora ci aspettiamo di poter giungere finalmente alla verità”.
Luchino Chessa, figlio del comandate del traghetto che nel 1991 andò a fuoco dopo lo scontro con una petroliera causando 140 morti, e presidente dell’associazione 10 aprile che raduna numerosi familiari vittime,oggi a Livorno alla celebrazione dell’anniversario della strage ha voluto sottolineare le novità degli ultimi mesi.
Dopo le conclusioni della commissione parlamentare presieduta da Silvio Lai (Pd), i familiari delle vittime auspicano nuove indagini per stabilire la verità dei fatti. “La storia ufficiale – ha detto Chessa – che racconta di un banale incidente dato dalla nebbia è stata finalmente smentita: nebbia inesistente, posizione e orientamento della petroliera diversi da quelli processuali, una turbativa nella rotta del traghetto. Smontata anche la tesi della sopravvivenza a bordo del Moby di meno di mezz’ora, che ha aiutato a sminuire le gravi responsabilità dei soccorsi, tutti diretti alla petroliera, ma inesistenti sul Moby Prince, sopravvivenza che invece è andata avanti per ore”.
“Una strage che ancora oggi resta impunita, come troppo spesso è accaduto nella storia più o meno recente di questo Paese” ha detto il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, partecipando alla cerimonia. “Per anni – ha aggiunto – abbiamo dovuto convivere con un’insopportabile omertà” superata solo dalla “volontà politica di accertare la verità della commissione parlamentare d’inchiesta e del suo presidente Silvio Lai”.
Ora, ha concluso il sindaco, “i tempi sono maturi per avere tutte le risposte, tutti i dettagli: per conoscere i nomi di chi poteva controllare e non l’ha fatto, di chi doveva indagare e ha preferito guardare altrove, di chi ha pensato di poter silenziare un’intera comunità diffondendo informazioni fuorvianti se non addirittura false”.