PIOMBINO – “La svolta annunciata ieri dal ministro Calenda è sicuramente positiva, ed è chiaramente stata accolta con sollievo dai lavoratori ex Aferpi: ora però dovremo vedere cosa prevederà il nuovo piano industriale in termini di ripresa produttiva e occupazionale”.
La fiducia, e insieme una estrema cautela sono i sentimenti prevalenti in queste ore tra i lavoratori ex Lucchini, all’indomani dell’annuncio ieri da parte del ministro Carlo Calenda del raggiungimento dell’accordo per la cessione della proprietà delle acciaierie ex Aferpi dalla Cevital di Issad Rebrab alla Jsw Steel degli indiani Jindal. A spiegare l’atmosfera che s percepisce oggi in fabbrica è Mirko Lami, storico sindacalista ex Lucchini ora nelle segreteria della Cgil regionale.
>>> Clicca per ascoltare l’intervista a Mirko Lami
L’accordo, che sarà formalmente siglato questa mattina al Mise, quindi lo stesso ministro Calenda arriverà oggi pomeriggio a Piombino per incontrare i lavoratori. L’intesa darà il via ad un breve periodo di transizione – fino a marzo con al cosiddetta due diligence – quindi dovrà essere presentato il nuovo piano industriale. “Il tempo stringe – avverte Lami – se non si vogliono perdere la possibilità di prendere parte a gare e commesse, come quella per le rotaie di Rfi”.
Pochi i particolari dell’accordo che finora sono stati resi noti: la cifra della compravendita si aggirerebbe intorno ai 60 milioni di euro (fino a tre mesi fa Rebrab ne chiedeva 180), e poco si sa della strategia per il rilancio. “Quel che è certo è che la Jindal è interessata alla riattivazione dell’altoforno – spiega Lami – da capire invece quel che succederà agli altri comparti del sito, da cui dipenderà anche il livello occupazionale”.
Nel 2015 Jindal aveva già lanciato un’offerta di acquisto della ex Lucchini, ma limitatamente ai laminatoi e con un reimpiego di 700 addetti, cui era stata preferita la Cevital (che proponeva, come effettivamente fatto, di riassumere tutti i 2.000 dipendenti).