LIVORNO – Il giorno di dolore non ferma le polemiche a Livorno nel post-alluvione: i funerali della famiglia Ramacciotti sono diventati teatro di un duro scontro tra il vescovo, Simone Giusti, e il sindaco Filippo Nogarin.
Di fronte ad un pubblico di 3.000 cittadini accorsi ad commemorare le vittime della furia delle acque, il presule – che già nei giorni scorsi si era scagliato contro le lentezza burocratiche che avevano bloccato alcuni lavori di messa in sicurezza – ha usato parole quanto mai dure,. “Il torrente e la pioggia esagerata sono i colpevoli?” si è chiesto Giusti nella sua omelia, chiedendo che la “protervia” dell’uomo che crede di poter prevedere tutto ceda “all’umiltà e a concreti piani di evacuazione per aree a rischio esondazione”.
Parlando poi con i cronisti il vescovo è stato ancor più chiaro nel tirare in ballo Comune e responsabili di protezione civile: “Chi doveva gridare di uscire alla gente? Chi doveva avvertire? Devo dare ragione al ministro Galletti, è cambiato il clima. E chi non accetta il cambiamento climatico è ‘sonato’, come si dice a Livorno”. Poi l’invito: “Cambiamo i protocolli, vediamo di modificare ciò che c’è da modificare, ci sarà bisogno di un sistema di allarme per avvisare la gente”.
Parole che non sono affatto piaciute al sindaco Nogarin. “Il vescovo deve fare il vescovo e occuparsi delle anime delle persone. Invece questo vescovo si occupa di cose che non sono di sua competenza” la prima secca replica del sindaco che poi ha annunciato: “Noi in realtà – ha aggiunto Nogarin – abbiamo fatto tantissime cose: stiamo tenendo in piedi concretamente una macchina di emergenza che ha ricevuto i complimenti dei vertici nazionali della protezione civile. Rimando al mittente questo comportamento che per certi versi mi lascia perplesso”.