FIRENZE – E’ stata firmata stamani dal governatore toscano Enrico Rossi la dichiarazione di stato d’emergenza regionale relativa alla crisi idrica in Toscana. A questa seguirà la richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della dichiarazione di stato d’emergenza nazionale.
Con il decreto sottoscritto oggi, spiega una nota, Rossi dà mandato ad una task force di presentare entro trenta giorni da da oggi, un piano straordinario di interventi per mitigare gli effetti della carenza idrica, già misurabile nei nostri fiumi e nelle nostre riserve idriche. La situazione d’emergenza risulta dai dati del settore idrologico regionale. A questo si aggiunge il fatto che le previsioni del Lamma a breve termine non annunciano un andamento estivo tale da lasciar presupporre una ricarica delle riserve idriche.
Sono due le zone di crisi idropotabile grave: l’Isola d’Elba e la Lunigiana. Si aggiungono a queste altre aree di crisi media che, perdurando la situazione di siccità diffusa su tutta la penisola italiana, potrebbero aggravarsi. Si tratta di alcune zone di Massa e Carrara e di tutta la Val di Cecina, da Volterra fino al mare, oltre a situazioni di disagio lieve diffuse un po’ su tutta la regione.
“Un’estate – ha dichiarato Alessandro Mazzei, direttore generale dell’AIT – che potrebbe diventare tra le più secche e siccitose degli ultimi due decenni. Per questo invitiamo tutti i cittadini a non sprecare acqua fin da subito”.
Oltre alle zone colpite da problemi di risorsa idropotabile, il caldo intenso di questi ultimi mesi ha favorito anche la siccità estrema dei campi e delle coltivazioni agricole, allarmando sensibilmente le imprese e gli operatori del settore e gli stessi uffici regionali. Per quanto riguarda la questione della scarsità diffusa di risorsa idropotabile l’Autorità Idrica Toscana ha stabilito, in collaborazione con i gestori, gli interventi più urgenti che riguardano l’attivazione di pozzi di captazione idrica. Infine, l’AIT raccomanda a tutti i Sindaci della Toscana l’emanazione delle ordinanze per il divieto dell’uso dell’acqua potabile per attività non strettamente necessarie, e il massimo sforzo dei gestori nel recupero delle perdite dalle tubazioni.