AREZZO – Un grande corteo arcobaleno contro i pregiudizi e le persecuzioni permesse in 86 paesi del mondo, ma anche per rilanciare la battaglia in Italia per l’estensione dei diritti ed il pieno riconoscimento di gay, lesbiche, transgender, queer e intersex oltre la legge sulle unioni civili. Tra i temi caldi, la richiesta di un intervento legislativo sull’adozione dei figli minori del partner (step child adoption), e l’accesso alla procreazione eterologa anche per le coppie dello stesso sesso.
Dopo il successo della prima edizione l’anno scorso a Firenze con 30.000 mila persone, torna sabato prossimo il Toscana Pride, la manifestazione per la dignità del mondo LGBTIQ, che ogni anno cambierà location. Quest’anno la scelta è caduta su Arezzo, governata dal centrodestra non ha concesso il patrocinio – esattamente come come il Comune di Firenze.
Pieno il sostegno invece della Regione Toscana, che parteciperà con il proprio gonfalone e la vicepresidente Monica Barni. “Con la legge Cirinnà si è posata una prima, importante pietra – ha detto Barni – ma ancora molto resta da fare. Anche secondo il rapporto 2016 di Ilga l’Italia è uno dei paesi dell’Europa occidentale che meno tutelano i diritti umani delle persone omosessuali, bisessuali e trans e in cui maggiori sono le discriminazioni”.
La partenza dalle 15 di sabato dal Passeggio del Parco per poi attraversare con i carri il centro fino a piazza Sant’Agostino dove sarà piazzato il palco conclusivo. “La risposta della cittadinanza è stata finora molto calorosa – ha detto Veronica Vassarri, portavoce del comitato organizzatore – e contiamo di bissare la partecipazione di un anno fa”.
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