FIRENZE – Capolavori di porcellana accanto a sculture di pietra o bronzo: da domani è possibile ammirare alcune delle più belle creazioni dalla storica manifattura di Doccia e custodite nel Museo Ginori, per la mostra “La fabbrica della bellezza”.
L’esposizione, curata da Tomaso Montanari e Dimitri Zakios, propone alcuni delle più belle opere realizzate nella fabbrica di porcellane – la prima in Italia – fondata nel 1787 dal marchese Carlo Ginori, in uno speciale allestimento che le mette in diretto dialogo con le sculture del Bargello, le stesse che in molti casi hanno direttamente ispirate.
Uno dei filoni che vide l’affermazione dell’eccellenza delle porcellane fiorentine Ginori, fu proprio la riproduzione e reinterpretazione, in diverse forme e dimensioni, dei capolavori scultorei dell’arte classica e rinascimentale. E così tra le opere esposte, la copia della Venere dei Medici, il famoso “Camino Ginori” e il finissimo “Tempietto della gloria della Toscana”. Per l’occasione, numerose anche le opere arrivate in prestito da musei esteri e collezioni provate. La mostra, che resterà aperta fino al 1° ottobre.
Un’iniziativa che vuole porre all’attenzione il destino del museo Ginori di Sesto, chiuso dal 2014 e in stato di progressivo abbandono.
“E’ una mostra politica – spiega il curatore Tomaso Montanari – che vuole salvare un museo in uno stato di disfacimento sempre peggiore, e far capire che è un pezzo di Firenze e della storia della migliore scultura fiorentina, in un filo che unisce Michelangelo con le produzioni settecentesche di Doccia”.
Nel marzo scorso il ministro Franceschini proprio da Firenze ha annunciato lo Stato acquisirà il museo Ginori, parlando dell’ipotesi di affidarne la gestione ad un soggetto da costituirsi, con un impegno diretto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. “
I passi li deve fare il ministero dei beni culturali – spiega il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi – ci sono molte questioni burocratiche ed economiche come il possibile ricorso alla legge Gottuso, ma siamo fiduciosi”.