FIRENZE – Una giornata di festa ma anche di riflessione, che accento a momenti di intrattenimento – giochi, circo, spettacoli, musica – riporti dell’attenzione dell’opinione pubblica il tema dei diritti negati alle famiglie omogenitoriali e ai loro figli, che rimangono tutt’ora senza tutela specifica come famiglia da parte delle leggi italiane.
E’ l’evento “Ogni famiglia è una rivoluzione” organizzato per domenica prossima 7 dalle Famiglie Arcobaleno in Toscana in collaborazione e il sostegno di Arci Firenze e Camera del lavoro di Firenze. Dalla mattina fino alla sera alla Limonaia Villa Strozzi si alterneranno momenti ludici e di intrattenimento – sport, laboratori creativi, giocoleria, circo, musica, danza e teatro – rivolti a tutta la cittadinanza. Un appuntamento che rappresenta, in vista del Toscana Pride del 27 maggio prossimo ad Arezzo, l’occasione per fare il punto della situazione.
Al momento sono una trentina i nuclei familiari un centinaio gli attivisti dell’associazione che testimonia una costante crescita: solo negli ultimi 2 mesi da famiglie “same sex” sono nati 4 bambini, cui il nostro ordinamento – dopo lo stralcio della cosiddetta “step child adoption” dalla legge sulle unioni civili – non consente di essere riconosciti come figli della coppia. Dunque la festa di domenica sarà anche il modo per rilanciare le richieste alla politica ad intervenire per colmare un vuoto normativo che colpisce innanzitutto i minori: “Con quella decisione la politica – dice Laura Giuntini di Famiglie Arcobaleno Toscana – li ha condannati di nuovo ad una quotidianità priva dei diritti e delle tutele di cui godono tutti gli altri bambini in Italia. Noi e i nostri figli non possiamo più permetterci che si continui a rimandare”
“Le Unioni Civili sono state un passo avanti ma non bastano, bisogna proseguire sui diritti civili che realizzano tutti insieme la piena cittadinanza sociale” dice Mauro Fuso della Cgil Toscana. >>> Ascolta
Dal
presidente Arci Firenze, Jacopo Forconi, un invito forte al Parlamento: “Crediamo fermamente – ha detto – che la politica non debba indugiare oltre sul riconoscimento di queste tantissime famiglie che esistono, che sono formate da persone in carne, ossa e affetti, e che uno stato civile non può permettersi di continuare ad ignorare”.
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