FIRENZE – “Chi si è provato a toccare la Costituzione in questo Paese ha sempre perso”. Il riferimento all’aspra battaglia referendaria dello scorso dicembre è tornato centrale nelle dichiarazioni del partigiano Silvano Sarti, 92enne presidente onorario dell’ Associazione nazionale partigiani, che ha parlato ieri in piazza Signoria, in conclusione della cerimonia ufficiale di celebrazione del 25 aprile.
Nelle parole di Sarti anche altre “sferzate” alla politica e ai partiti: “A differenza di altri, l’Anpi – ha detto l’ex partigiano, nome di battaglia “Pillo” – non ha mai sentito il bisogno di cambiare nome, perché i nostri valori sono sempre gli stessi: la pace e non la guerra, il lavoro e non il precariato”. Di fronte ai rappresentanti istituzionali riuniti sull’arengario di Palazzo Vecchio, Sarti ha ribadito un concetto caro all’Anpi: “L’apologia del fascismo è troppo tollerata i magistrati devono applicare la Costituzione e mettere in galera chi la pratica” ha tuonato, tornando sulle polemiche che avevano animato il dibattito nei giorni passati in varie città d’Italia, intorno a manifestazioni di chiara matrice neofascista.
Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il ministro dello sport Luca Lotti e il rabbino capo della comunità ebraica di Firenze Joseph Levi e il giornalista Aldo Cazzullo cui è stata affidata la prolusione. In mattinata una corona di fiori era stata deposta al monumento ai Caduti di tutte le guerre in Piazza dell’Unità italiana. Ad aprire le celebrazioni era stato il sindaco Nardella augurandosi “che il 25 aprile non sia ancora una volta pretesto di divisioni, è la festa di tutto il Paese”.
Nel pomeriggio, oltre cinquecento persone hanno preso parte al corteo organizzato da “Firenze antifascista”, cui aderiscono Anpi Oltrarno e varie sigle della sinistra e dell’antagonismo, nelle strade del quartiere di Santo Spirito. Clima festoso e disteso, e tanti i ragazzi presenti. A loro soprattutto ha indirizzato un messaggio di speranza e di incitamento dal partigiano ‘Sugo’, al secolo Marcello Citano, tra i pochi testimoni rimasti di quei giorni: “Noi abbiamo iniziato una rivoluzione, ora dobbiamo lasciare il testimone ai giovani”.
Il tutto, corteo e manifestazione, si è svolto in modo ordinato, sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine, per scongiurare episodi come quello dello scorso anno, quando un gruppo di anarchici e antagonisti si era staccato dal corteo per andare ad imbrattare muri e vetrine dei negozi del quartiere.
Un solo spiacevole episodio quando, poco dopo l’inizio del corteo,un giornalista del Corriere Fiorentino è stato aggredito verbalmente da un gruppetto di manifestanti, che lo hanno insultato e spintonato intimandogli di lasciare la piazza, mentre stava facendo una diretta Facebook col telefonino. Il cronista ha ricevuto la solidarietà dell’Associazione Stampa Toscana e del Sindaco Nardella, che ha difeso il lavoro del giornalista, e il suo diritto di cronaca, condannando l’accaduto.