FIRENZE – “Ci sono dei poteri forti che non vogliono la moschea a Firenze, ma noi andiamo avanti rivolgendoci al mercato per trovare un luogo adatto”.
L’imam di Firenze Izedin Elzir oggi ai microfoni di Novaradio rilancia la ricerca di un luogo di culto per comunità, alla indomani della della visita del sindaco Dario Nardella alla sala di preghiera della comunità islamica in borgo Allegri – la prima di un sindaco fiorentino ad un luogo di culto islamico.
>>> Ascolta l’intervista a Izzedin stamani nel corso della trasmissione News Box di Novaradio
“Una visita che dovrebbe esser normale” ha sottolineato Izzedin Elzir, che anche ieri di fronte a Nardella è tornato sulla realizzazione della futura moschea. Brucia ancora il fallito tentativo di acquistare all’asta un terreno in viale Europa, soffiato dall’offerta di un privato per una cifra spropositata. “Tutte le ipotesi rimangono in campo, da villa Basilewski ad altre” dice Elzir.
Tra le queste, secondo quanto riportato oggi dal Corriere Fiorentino, ci sarebbe anche l’idea di usare parte della caserma “Lupi di Toscana”, al confine tra Firenze e Scandicci, al centro di un grande progetto di recupero urbanistico. “Per ora – dice però Elzir – non c’è stata alcuna proposta formale da parte del Comune”.
Durante l’incontro di ieri Nardella ha parlato di valori comuni e rispetto reciproco, citando a piene mani la Costituzione ed in particolare l’articolo 19 sulla libertà di religione e culto. Al sindaco una giovane musulmana residente da anni a Firenze ha raccontato di non essere stata ammessa a lavorare in una biblioteca pubblica di un Comune del territorio fiorentino a causa del velo islamico che porta per coprire i capelli.
Nello stessa direzione sembra a andare anche una recentissima sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha dato ragione ad un imprenditore che aveva negato ad una dipendente la possibilità di portare il velo islamico sul luogo di lavoro. “Una decisione incomprensibile – il commento di Elzir – in un mondo che solo pochi giorni fa ha festeggiato l’8 marzo e che così invece nega alle donne l’emancipazione e costringendole a stare in casa”.