FIRENZE – Un appartamento da 130 metri quadri in piazza Pitti affittato a “soli” 335 euro al mese, a fronte di un valore minimo di mercato di almeno 1.700 euro mensili; oppure una maxi-residenza da 320 metri quadri nel piazzale di Porta Romana concessa per 850 euro mensili, contro i 2.400 euro stimati sul mecato.
E’ una “affittopoli” in salsa artistica, quella che la guardia di Finanza di Firenze ha scoperto: i circa 70 immobili del demanio artistico concessi in affitti a prezzi da regalo dal 2007 al 2016 portati alla luce sono infatti di competenza delle Sovrintendenza alle belle arti di Firenze.
Di qui l’ “invito a dedurre” (equivalente degli avvisi di indagine) spiccati dalla procura regionale della Corte dei Conti a carico dell’ex soprintendente ai beni architettonici di Firenze, architetto Alessandra Marino (in carica dal 2009 al 2016) e alla funzionaria della soprintendenza, architetto Fulvia Zeuli.
L’ipotesi di reato è danno erariale: secondo le indagini la cifra sottratta allo Stato ammonterebbe a il totale tra 2007 e 2016 è di circa 8 milioni di euro ma, per prescrizione, il risarcibile si calcola dal 2012 e scende a 2,8 milioni.
L’ex sovrintendente Marino è ritenuta responsabile dalla procura di non aver agito per determinare i canoni di concessione degli alloggi demaniali vincolati con il regime di libero mercato come precisato da una circolare del ministero delle Finanze del 1999; l’architetto Fulvia Zeuli, per aver redatto i regolamenti per determinare i canoni concessori degli alloggi demaniali in custodia alla Soprintendenza in violazione alla stessa circolare.
Le verifiche hanno riguardato immobili nell’area di Palazzo Pitti – Giardino di Boboli, il parco-museo che correda l’antica reggia granducale, e le ville medicee della Petraia a Castello (Firenze) e quella di Poggio a Caiano (Prato).