SESTO FIORENTINO – Hanno trascorso la notte al Palazzetto dello sport di Sesto Fiorentino gli stranieri – 98 in tutto – rimasti senza tetto dopo il rogo di due notti fa dell’ex mobilificio Aiazzone, assistiti dal personale delle protezione civile e della Caritas. La soluzione è stata trovata in extremis, ieri sera, al vertice di una tesa riunione in Prefettura del Comitato per l’ordine e la sicurezza (COSP), e la messa a disposizione di due pullman per trasferirli tutti assieme ha convinto anche le ultime resistenze del gruppo rifugiati, che hanno così interrotto il sit-in di protesta inscenato a Palazzo Strozzi.
L’accordo, raggiunto tra il Comune di Sesto Fiorentino, Città Metropolitana e Prefettura con la mediazione della Regione varrà, è stato stabilito, per due giorni, in attesa della nuova riunione del COSP, già fissata per domani, in cui dovrà essere trovata un soluzione definitiva. “I comuni di Campi Calenzano e Prato avevano dato la loro disponibilità ad accoglierne una parte, ma i migranti non volevano separarsi – ha detto l’assessore comunale alle politiche sociali di Sesto Fiorentino, Camilla Sanquerin stamani a Novaradio – e allora da parte del Comune è scattato il senso di etica e responsabilità per evitare che quasi 100 persone fossero costrette a una nuova notte in tenda”.
Ascolta l’intervista all’assessore di Sesto Fiorentino, Camilla Sanquerin, stamani a Novaradio
Si tratta di una soluzone del tutto emergenziale e provvisoria” avverte però l’assessore: “Questi numeri sono insostenibili per un Comune come quello di Sesto, e la gran parte di queste persone arriva da Firenze, che a questo punto deve fare la sua parte assiema a tutti gli altri. E’ evidente che senza un accordo con Firenze una soluzione non può essere trovata una solo,ma Sesto non può essere lasciato da solo. Non voglio nemmeno pensare che domani non si trovi un accordo”.
Ma come fare se i migranti non vogliono dividersi? “Dovremo convincerli a trovare soluzioni alternative – insiste Sanquerin – ma anche noi dobbiamo ripensare i nostri modelli di accoglienza. Il modello toscano dei piccoli centri va salvaguardato, ma i numeri e la durata di permanenza dei migranti lo sta mettendo a dura prova. Bisogna passare da una gestione emergenziale ad una strutturale, cercare risposte concrete nuove. E’ la sfida che ci attende”.