FIRENZE – Dopo il rogo la scorsa notte nel capanonne in via Avogadro, ARCI Toscana e ARCI Firenze esprimono congiuntamente la vicinanza alle persone scampate al rogo, e segnalano la necessità di un cambiamento radicale nelle politiche di accoglienza dei migranti.
“Quello che è accaduto a Sesto Fiorentino la scorsa notte è una tragedia immane, che ci interroga nuovamente sul modello di accoglienza prevalente nel nostro Paese, e sulla sua capacità di garantire i diritti essenziali a queste persone”. Questo il commento a caldo di Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana che denuncia, ancora una volta, come sia necessario ripensare il sistema di accoglienza, rimettendo al centro l’umanità: “L’intera società civile deve avvicinarsi alla questione accoglienza senza perdere di vista il fatto che siamo di fronte a persone. Per questo il compito delle Istituzioni è quello di ridurre le sacche di disagio e marginalità. Come? In primis rivedendo la legge sul reato di clandestinità e, parallelamente, ripensando il sistema, dandogli un volto più umano, incentivando un modello di accoglienza diffuso, l’unico capace di creare davvero integrazione e di contrastare l’occupazione scriteriata di spazi impropri, come il capannone dove vivevano in condizioni di assoluta disumanità più di 80 persone”.
Ascolta l’intervista a Novaradio di Gianluca Mengozzi, presidente ARCI Toscana
Nelle ultime ore è emerso che l’uomo che ha perso la vita nel rogo del capannone era un cittadino somalo regolarmente residente in Italia e questo apre ancora altri scenari sul tema dell’accoglienza e, secondo il presidente del Comitato Arci di Firenze, Jacopo Forconi, sul tema, ugualmente importante, ma finora relegato in secondo piano, del post-accoglienza: “L’uomo che ha perso la vita cercando un rifugio e un riparo dal freddo era regolarmente residente in Italia, quindi avrebbe dovuto essere inserito all’interno di percorsi lavorativi e assistenziali tali da impedirgli di vivere in una situazione di illegalità. L’aspetto della gestione non solo della prima accoglienza, ma del post-accoglienza, è un altro punto essenziale da affrontare se vogliamo evitare di piangere ancora vittime di simili tragedie da un lato, e ridurre le tensioni sociali dall’altro. Per questo si dovrebbe arrivare velocemente alla definizione di un modello efficace di accoglienza e assistenza, che vada oltre l’emergenza, ma che sappia costruire integrazione e mettere a disposizione di chi ha tutto il diritto di vivere nel nostro Paese, gli strumenti più adatti per condurre una vita dignitosa.”