TOSCANA – “Riaprire i CIE per gestire il rimpatrio dei migranti? Una strategia fallimentare”. E’ la posizione ribadita dall’Arci Toscana, per bocca del responsabile immigrazione Simone Ferretti, in risposta al progetto annunciato dal governo di aprire dei nuovi centri per aumentare da 5.000 a 10-15 mila il totale annuo delle espulsioni dei migranti irregolari dal nostro paese.
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Di fronte alla netta opposizione di numerose Regioni tra cui la Toscana e le forti critiche da parte di settori importanti del Pd, la nuova proposta del ministro Minniti è stata così rimodulata: una quindicina di centri circa – uno per ogni regione tranne quelle più piccole – in cui accogliere 80-100 persone al massimo, tra quelle considerate socialmente pericolose, in attesa del rimpatrio forzato. Una rivisitazione che raccoglie l’apertura da parte del presidente toscano dell’Anci, Matteo Biffoni, che ricorda le difficoltà nell’accoglienza: ben 5.400 su 8.000 i Comuni che finora si sono rifiutati di accogliere sul loro territorio i richiedenti asilo. Al contrario il governatore regionale Enrico Rossi insiste sul modello toscano dei piccoli centri e lancia un appello al governo: “Fissi delle norme che permettano di impegnare i migranti in lavori di pubblica utilità.
“Quello che manca è ancora una scelta decisa sul modello di accoglienza” spiega Ferretti, ricordando che dei 175 mila tra profughi e richiedenti asilo accolti nel 2016 in Italia, solo 23.500 sono stati inseriti nei percorsi dei centri SPRAR, gestiti da convenzioni con il ministero, gli unici che garantiscono oltre all’ospitalità anche dei percorsi di alfabetizzazione, formazione professionale e inserimento sociale e lavorativo: “La strategia non può essere né i grandi centri né l’obbligo imposto ai Comuni. Inseguire la destra su questi temi è solo controproducente”