FIRENZE – In scena da domani fino al 5 gennaio, a cavallo dell’ultimo dell’anno, al Teatro Niccolini di Firenze L’Avaro di Molière, nella versione rivisitata, adattata e diretta da Ugo Chiti, prodotta da Arca Azzurra Teatro con Alessandro Benvenuti nei panni del protagonista.
Un’opera di intramontabile modernità, presentata da Chiti in un “libero adattamento”, o meglio in un “rispettoso tradimento”, da Molière che occhieggia a Balzac senza dimenticare la Commedia dell’Arte, con “un’allusione a Marivaux”.
L’Avaro è uno spaccato familiare e sociale, dove il protagonista Arpagone è un capofamiglia balordo, taccagno e tirannico, circondato da un intrigo di servi e di innamorati (impersonato da Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda e Desirée Noferini). Poi Arpagone viene derubato e l’avarizia cessa di essere un tic, una deformità, uno spunto di situazioni farsesche. Sarà proprio la fissazione affettiva di Arpagone su un oggetto miserabile sollecita un’equivoca, ma profonda partecipazione emotiva: l’avarizia redime l’avaro.
Del personaggio Chiti accentua alcune implicazioni psichiche: si allungano ombre paranoiche, emergono paure e considerazioni che sono anche rimandi al contemporaneo. L’attenzione per la psiche non si limita ad Arpagone, ma riguarda tutti i personaggi, che mostrano i loro lati più nascosti grazie ad un intenso lavoro degli attori di Arca Azzurra.
Info su www.teatrodellatoscana.it
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