FIRENZE – Non accenna a placarsi la bufera sul mancato patrocinio al Toscana Pride del Comune di Firenze, unico capoluogo toscano assieme ad Arezzo governato dal centrodestra – perché definito ora “evento politico” ora “evento di una parte” e quindi divisivo. “Un’occasione persa – hanno ribadito gli organizzatori del Pride – perché una manifestazione per chiedere aggiungere nuovi diritti non toglie niente a nessuno”.
“‘Non voglio essere strumentalizzato dai partiti e dalla politica – la replica oggi del sindaco Nardella – e credo che i diritti civili non debbano in alcun modo essere strumentalizzati”. A prendere le difese del primo cittadino è il vicecapogruppo Pd in Consiglio Comunele Andrea Ceccarelli: “Le istituzioni sono patrimonio di tutti – dice – e la scelta di non utilizzare i simboli delle istituzioni per manifestazioni o iniziative di una parte, anche quando queste sono da noi condivise, è per noi una scelta giusta”.
Non la pensa così Tommaso Grassi, capogruppo di Sel in Consiglio Comunale, che ricorda come verso altre manifestazioni il sindaco si sia comporato in modo assai diverso: “Nardella – attacca Grassi – ha patrocinato nei suoi due anni da sindaco, di tutto. Da mostre a pagamento poi fallite come Flora Firenze, ad eventi privati di lusso” come nel maggio scorso “la reunion di yachtisti plurimilionari” ma “non il Pride o una iniziativa sui diritti umani in ricordo di Riccardo Magherini”. “E’ una vergogna” insiste il capogruppo Sel, che ricorda le regola generale per la oncessione di patrocini: eventi che hanno una ricaduta sul territorio e di “particolare valore sociale, morale, culturale, celebrativo, educativo, sportivo, ambientale ed economico”. “I Fiorentini – si domana – cosa devono pensare? Che il Pride non abbia ricaduta sul territorio e la cena sull’Arno di Bridge of Love si?”. “Nardella ci ripensi – conclude Grassi – ha ancora qualche ora per rimediare alla sua figuraccia”.