FIRENZE – “Obiettivo è finire i lavori per stasera, fare collaudi e domani sera mettere in condizioni il bypass di funzionare, così da risolvere anche il problema delle case agli ultimi piani dell’Oltrarno”.
Deve fare i conti con i ritardi nei lavori di messa in posa del bypass sul Lungarno Torrigiani, il sindcao di Firenze Dario Nardella: ieri operai e tecnici hanno continuato a lavorare in cantiere anche per il giorno di festa, ma anche per colpa della pioggia che ha fermato i lavori, non erano riusciti a completare la messa in opera del “tubone” di plastica destinato a sostituire in via provvisoria quelli che si sono rotti il 25 maggio. “E’ un bypass che tecnologicamente è molto complesso – ha spiegato Nardella – è un tubo molto grande con una portata d’acqua di 50 cm di diametro”.
L’incertezza riguarda però non soloi lavori d’emergenza, ma anche sul ripristino dell’argine: l’idea di una demolizione-ricostruzione in tempi brevi sembra lasciare il passo ora ad altre ipotesi, perfino quella di laciare la spalletta spanciata dov’è ora: “Se deve restare, allo stato attuale delle indagini e dei dati in nostro possesso, deve restare così com’è” avverte dal Genio Civile, perché riportarla all’assetto originario sarebbe troppo rischioso.
Anche sulle cause è ancora buio pesto o quasi. In base ai dati dei satalliti, la zona dell’arine crollato non ha mostrato movimenti significativi nei giorni precedenti: il che farebbe escludere uno smottamento di lungo periodo, facendo propendere per l’ipotesi di un “evento” puntuale. Ancora però non c’è nulla di certo: dall’analisi delle tubazioni non sembra posibile capire se si siano spaccata per “compressione” e quindi a causa della frana, oppure per “esplosione”. Rimane così in ballo l’ipotesi che la deviazione dei flussi dopo la prima rottura nella notte del 25 maggio possa aver provocato la rottura dei due tubi da 600 millimetri.