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Disco della settimana | Palazzo – Prima

today31/05/2016

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Palazzo

‘Prima’

Etichetta: I Dischi Blu
Promozione: Pitbellula
Uscita: 20 maggio 2016

Diego Palazzo, uno delle due colonne portanti degli Egokid e polistrumentista dei Baustelle, pubblica un disco a proprio nome: “Prima” perché è la prima volta da solo. O quasi. Insieme a Giacomo Carlone, già batterista degli Egokid, qui in veste di produttore, Diego realizza un’idea che lo attraeva da tempo: ne è venuto fuori un lavoro denso e ossessivo, una specie di viaggio al termine della notte personale e condiviso. La scorsa estate Diego ha cominciato a scrivere una manciata di pezzi per voce e piano elettrico, con strutture semplici e progressioni armoniche lineari, cercando un approccio più essenziale alla scrittura, che partisse dall’elettronica, in particolare dalla techno, per tornare alla forma canzone mantenendo le caratteristiche del cantato in italiano. In testa aveva un disco corto, pochi pezzi, senza chitarre, con un suono enfatizzato sulle basse, beat lenti e ipnotici. La scelta di lavorare con Giacomo Carlone è stata consequenziale. Oltre a essere da tempo compagno di musica negli Egokid, Giacomo è anche un produttore elettronico dalla sensibilità notevole e un orecchio ben sintonizzato sulla contemporaneità. Diego aveva sentito i suoi pezzi come Made to Measure e sapeva che sarebbe stato l’interlocutore giusto, che avrebbe saputo interpretare e animare questi soliloqui. I due hanno lavorato gomito a gomito nello studio milanese di Giacomo nel corso dell’inverno, sperimentando con emulatori e synth rubati in giro ad amici e parenti, giocando con le ritmiche elettro-acustiche e i campionamenti della voce. Fino ad arrivare ai nove pezzi che compongono “Prima”, in uscita a fine maggio per la neonata I Dischi Blu. “Prima” inizia con quello che è stato subito concepito come apertura dell’album: partito come un giro di accordi gospel al piano, “Non ho più paura” è diventato un mantra elettronico in due movimenti, uno più epico, sintetico, aperto, l’altro più acustico e raccolto. Una cantilena con un testo ripetitivo e scarnissimo, dal carattere onirico-narcotizzante. E, di contrasto, è fondamentalmente un monito all’azione, gridato a bassa voce alla coscienza. La successiva “L’ultimo individuo” è un brano esemplificativo del metodo di lavoro seguito per questo disco: molte delle trovate sperimentate in tutto l’album sono nate nella produzione di questo pezzo, come ad esempio i ricampionamenti delle linee vocali. E’ una canzone d’amore che tenta una riflessione sul senso dello stare insieme oggi, del condividere un momento in cui la storia sembra essersi fermata nella simultaneità di tutte le storie, personali e politiche, a cui possiamo accedere. “Come stai” è il primo singolo: sensuale e allo stesso tempo filosofica ballata elettronica nata dall’immaginare due persone che si vedono a una distanza siderale, sdraiate sul tessuto dello spazio-tempo, e si salutano capendo di condividere lo stesso destino. Nell’esserlo non sono soli. Dopo questa densa tripletta d’apertura, il disco vira verso un registro più ludico e autoironico: “Single” coglie la sfida della leggerezza pop giocando nel testo sul doppio sensodella parola single: un singolo, discograficamente e affettivamente parlando, rinuncia a voler parlare a tutti e va per il mondo in cerca di quell’unico ascoltare, la sua anima gemella. Musicalmente è il pezzo più regressivo, reminiscenze puberali Luisa Veronica Ciccone comprese. “Per Miracolo” è forse il passaggio più cerebrale e ritmicamente inquieto. Giacomo ha fatto un lavoro eccezionale sul beat e sulla riarmonizzazione del giro originale, portando quello che era nato come un pezzo electro-tribale scurissimo verso territori più luminosi house anni ’90. Il testo parla proprio di questo senso di leggerezza che scaturisce dal fare i conti con un periodo buio, confuso e pericoloso. Dedicato di cuore ai sopravvissuti. Il testo di “Distante” steso a quattro mani con il compagno di scrittura di una vita, l’altra colonna degli Egokid Piergiorgio Pardo, parla di una fame di amore che vuole il possesso, ma rifiuta nel contempo di subirlo. Il perfetto viatico verso la frustrazione affettiva. La musica gli va dietro: una versione techno hip-hop della Bertè reggae anni ’70. “In macchina” si gioca la carta mitteleuropea. E’ stata scritta durante un weekend a Berlino ed è forse la canzone più antica del disco, quanto a composizione. Racconta la storia di due amanti in uscita il venerdì sera. A un certo punto hanno deviato, hanno superato il perimetro metropolitano, per fermarsi sul ciglio di una scarpata da cui la città stessa appare come un’isola in mezzo al nulla. Il pezzo ritrae questo momento di sospensione, come la scena in loop di un film a due minuti dal finale: non sappiamo se i due torneranno indietro, se si lanceranno nel vuoto o se rimarranno lì così per sempre. “Sabotaggio” è un pezzo techno pop per tutti quelli che hanno la tendenza innata a rendersi infelici. E’ forse la canzone con la pasta più vintage e acustica del disco: cassa dritta ipnotica, bassi gonfi, vocoder, synth analogici come se piovesse. “Un mondo senza fine” è una ballata nata dalla stessa vena cosmico-esistenziale di “Come stai”, ma il tema è quello del viaggio, degli infiniti mondi di Giordano Bruno, delle onde gravitazionali di Einstein. Della tendenza umana a voler imbrigliare l’universo nell’idea consolatoria di un dio contenitore-creatore del tutto. E dell’amore come via d’uscita da questo vicolo cieco.

Scritto da: Redazione Novaradio


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