FIRENZE – Riprenderà il prossimo 31 maggio, con la requisitoria del pm Luigi Bocciolini e le arringhe degli avvocati di parte civile, il processo per la morte di Riccardo Magherini, il 40enne fiorentino morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 dopo essere stato fermato dai carabinieri in borgo San Frediano a Firenze.
Stamani il giudice Barbara Bilosi ha sentito il perito al quale era stata affidata la traduzione di un articolo scientifico pubblicato da una rivista americana (The American Journal of Forensic Medicine and Pathology) sulle condizioni della respirazione in posizione prona quando vi è un “contenimento fisico”, contenimento che “viene spesso utilizzato sul campo dalle forze dell’ordine e personale di emergenza su individui aggressivi e violenti”. In pratica la situazione che avrebbe vissuto per oltre 20 minuti Magherini, bloccato a sull’asfalto e tenuto fermo da almeno due carabinieri fino all’arrivo dell’automedica.
Secondo quanto emero i ricercatori, autori dello studio, hanno sì effettuato una decina di riscontri su altrettante persone, ma a nessuno di loro, chiaramente, era stato chiesto di assumere cocaina come invece aveva fatto il 40enne anche poche ore prima di essere fermato.
Tra gli avvocati dei 4 carabinieri e dei due volontari della Croce Rossa (intervenuti a bordo di un’ambulanza), tutti imputati per omicidio colposo (uno dei militari è accusato anche di percosse), e quelli delle parti civili (in particolare della famiglia del 40enne), le distanze sono rimaste quasi inalterate.
Nelle udienze successive, già fissate per il 7 e il 14 giugno, sono previste, rispettivamente, le arringhe della difesa dei due volontari e di quelle dei carabinieri.
