FIRENZE – “Il decesso di mio fratello Riccardo è avvenuto chiaramente in strada, ma nonostante questo si è deciso di portarlo al pronto soccorso, permettendo così ai carabinieri di svolgere indagini su di lui e costruire un castello di menzogne, e impedendo invece l’arrivo del magistrato di turno”. Così Andrea Magherini, fratello di Riccardo, parlando stamani ai microfoni di Novaradio all’indomani dell’udienza dei processo in cui sono imputati per omicidio colposo 4 carabinieri e 2 operatori del 118. “Riaccardo è stato rianimato , prima con le manette poi senza, per 45 minuti e con 8 dosi di adrenalina – aggiunge Andrea – senza alcun esito: impossibile anche per i soccorritori quindi immaginare che potesse essere ancora in vita”.
Udienza, quella di ieri, che ha visto nuove importanti testimonianze in aula a favore dell’accusa. Tra questi, Marco Cappellini, il medico dell’auto medicale intervenuto successivamente quella notte tra il 2 e 3 il marzo 2014, che ha riferito: “Riccardo era ancora ammanettato mentre cercavano di rianimarlo, per liberarlo ci sono voluti diversi minuti perché i carabinieri avevano perso le chiavi”.
A parlare in aula ieri è stato anche Guido Magherini, padre di Riccardo, che in una toccante testimonianza ha parlato dei problemi di dipendenza di Riccardo: “Voleva smettere, diceva che ce l’avrebbe fatta”.