FIRENZE – “Sono stato falsamente accusato, assieme ad altre sei persone, di un orrendo crimine che non abbiamo commesso. Di questa verità è stata data prova e testimonianza. Da tutte le accuse, siamo stati assolti dalla giustizia” ma “c’è sempre la stessa ombra. Io devo esser il mostro”, “il processo mediatico deve andare avanti, ancora”.
E’ quanto si legge nella lettera pubblicata dal blog “Al di là del buco” e firmata di Lorenzo Lepori, uno dei ragazzi assolti pochi giorni fa dalla Corte di Appello di Firenze dall’accusa di stupro di gruppo denunciato da una giovane nel 2008 a Firenze. Una sentenza divenuta definitiva dopo la rinuncia della procura fiorentina a ricorrere in Cassazione.
Nella lettera Lepori rivendica la propria innocenza e ripercorre le sofferenze: “Sono stato umiliato, estromesso, ostracizzato, mortificato, minacciato e insultato” scrive, raccontando l’esperienza dei 50 giorni trascorsi nel carcere della Dogaia dopo l’arresto, le “malattie e patologie che hanno vessato me e miei cari”, le “difficoltà economiche”, ma soprattutto quella che definisce “un’ombra incredibile” costituita dalla accuse, che “assume le più svariate forme. Si trasforma spesso in sospetto. Si aguzza in odio”, dopo la quale “rimane solo la desolazione”.
Un intervento che arriva dopo le reazioni critiche alle motivazioni espresse nella sentenza di assoluzione, una lettera pubblicata dalla stessa giovan cui è seguito il langio della campgna social #nessunascusa, e alla vigilia della manifestazione-corteo “La libertà è la mia Fortezza” da numerose associazioni e organizzazioni in segno di protesta contro le motivazioni di una sentenza “lesiva della dignità delle donne”, ed in programma domani sera dalle 21 alla Fortezza da Basso. Una mobilitazione che per Lepori non è giustificabile: “Non è bastato il processo. I referti. Le testimonianze. Non sono bastate le prove” scrive Lepori: “La calunnia è ancora qui. Oggi più che mai strumentalizzata. La mia calunnia e la mia calunniatrice si sono adesso innalzate a simbolo”.