FIRENZE – “Uno studente di grande talento ma che non si applica. I margini di azione dell’Ue sono straordinari, ma non riusciamo a cogliere tutte le opportunità”. Così il premier Matteo Renzi oggi in Palazzo Vecchio a Firenze per il “keynote speech” in chiusura alla conferenza finale dello “State of the Union”. Al di là dei suoi problemi, l’Unione Europea secondo il premier ha tutte le carte in regola per affrontare e risolvere i problemi. A partire da quello dell’immigrazione, nonostante le critiche per i limitati risultati ottenuti nel consiglio straordinario del consiglio europeo: “Io suoi effetti si vedranno nelle prossime settimane. Io sono fiducioso” ha detto Renzi, aggiungendo: “Non possiamo stare a rincorrere le emergenze: una volta quella finanziaria una volta l’immigrazione, un’altra l’Ucraina o l’Ebola. Abbiamo tutte le condizioni per gestire le emergenze e le speranze” ha detto il premier difendendo l’UE. E anche il ruolo dell’Italia in Europa: “L’Italia non è più il malato d’Europa – ha detto Renzi: “L’Italia tornata da protagonista nel dibattito europeo, l’Europa deve tornare da protagonista nel dibattito mondiale”.
Non solo di immigrazionea ha parlato Renzi: TTIP (“un autogol non portarlo a termine”), e perfino il Pd (“rispetto ad un anno fanon c’è più nessuno che abbia il terrore di parlare bene de”) ma soparttutto crisi finanziaria e stagnazionale economica i punti toccati. Con l’accento soprattutto sul cambiamento arrivato dopo il semestre di presidenza italiana. “Finalmente qualcosa si è mosso in quest’anno”, “l’Europa accetta la flessibilità oltre al rigore” ha detto. Un passo necessario,secondo Renzi, per favorire una ripresa che finora non c’è stata: “Quindici anni fa l’Europa dipinse se stessa come continente che nel 2020 sarebbe dovuto essere il più competitivo del pianeta. Oggi possiamo fare un bilancio: non è così, è il continente che cresce meno di tutti”.
La soluzione? Le riforme, come quelle che in Italia il governo e il Pd hanno promosso: “I problemi in Italia sono nati dall’incapacità dei politici italiani a gestire le sfide e prendere decisioni” ha detto Renzi. “Se la riforma del lavoro l’avessimo fatta nel 2004 – ha aggiunto – avremmo una situazione occupazionale diversa. Se le riforme istituzionali e la legge elettorale, che oggi ci dà stabilità l’avessimo fatte all’epoca, oggi il paese sarebbe diverso e più forte”.