FIRENZE – Assolto perché non esiste una prova piena che sia colpevole. Così Totò Riina, il cpao assoluto di Cosa Nostra dagll’inizio degli anni ’80 fino al suo arresto nel 1991, è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’attentato chela notte del 23 dicembre 1984 fece esplodere un vagone del rapido 904 da Milano a Napoli in una galleria dall’Appennino, causando 15 morti e oltre 250 fetiti. La sentenza è stata pronunciata ieri dalla corte d’assise di Firenze, al termine del processo istruito a carico del boss dopo una serie di rivelazioni che collegavano l’esplosivo ustilizzato a quelli dei primi anni ’90.
A distanza di oltre 30 anni dall’attentato, i colpevoli accertati rimangon i mafiosi Pippo Calò, Guido Cercola e Francesco Di Agostino, e un artificiere tedesco, Friedrich Schaudinn, tutti già condannati. La Corte d’assise lo ha assolto “per non aver commesso il fatto”, ma con formula dubitativa: “Praticamente è la vecchia insufficienza di prove” ha spiegato il difensore di Riina, l’avvocato Luca Cianferoni.
Il pm Angela Pietroiusti aveva invece chiesto l’ergastolo. Secondo l’accusa non tanto perché Riina “non poteva non sapere” ma perché “solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo Riina poteva deciderne la destinazione. Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo”.