FIRENZE – L’ex presidente di Italferr ed ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, dirigenti del consorzio Nodavia, che si era aggiudicato l’appalto, e dirigenti del ministero delle infrastrutture, come Ettore Incalza e Giuseppe Mele: sono in tutto 32 le persone per cui i pm di Firenze Giulio Monferini e Gianni Tei hanno chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul sottoattraversamento fiorentino della Tav coordinata dai pm.
Le accuse, a vario titolo, vanno dal traffico illecito di rifiuti all’associazione a delinquere finalizzata a corruzione, frode e truffa. Tra loro. Sette le società chiamate in causa con i loro legali rappresentanti: oltre a Italferr e al consorzio Novadia, ci sono Coopesette, Seli Spa, Varvarito Lavori Srl, Htr Srl, Hydra Srl.
Secondo l’accusa, Lorenzetti assieme ad altri compornenti di uan sorta di “comitato d’affari privato” avrebbe favorito Nodavia e Coopsette, socio di maggioranza del consorzio, mettendo a disposizione anche i propri contatti politici a Roma. In cambio, fra l’altro, avrebbe ottenuto incarichi per il marito nei lavori di ricostruzione dopo il terremoto in Emilia Romagna. L’inchiesta portò anche al blocco della fresa denominata ‘Monna Lisa’ prima ancora che questa iniziasse i lavori di scavo: secondo le indagini dei carabinieri del Ros, dal corpo forestale e dall’Arpat, sarebbe stata assemblata con pezzi non originali e che non era idonea a svolgere il lavoro in sicurezza.
Gli indagati inoltre avrebbero fatto di tutto per declassificare i fanghi di scavo a materiale non inquinante con regole di smaltimento non adeguate. Oltre a questo i conci scelti per la copertura delle gallerie sarebbero stati composti da materiali non in grado di garantire la dovuta resistenza in caso di incendio. Nell’inchiesta finirono anche le lesioni provocate dai lavori in una scuola fiorentina, la Ottone Rosai. Gli indagati inizialmente erano 33 ma la posizione di uno di loro è stata stralciata in attesa di ulteriori approfondimenti.