GROSSETO – Non c’è nesso causale tra i 32 passeggeri morti e al condotta del comandante Schettino, ma si è trattato di “fatti imprevisti, eccezionali, umanamente non prevedibili”, un “maledetto incidente in mare”. Per questo la difesa del comandante della Costa Concordia, conludendo la sua arringa finale, ha invocato l’assoluzione dell’imputato dalle accuse di omicidio plurimo colposo e abbandono nave, chedendo alla corte di “contenere la pena nei minimi edittali” e alle attenuanti generiche.
Prsente in aula stmani anche l’imputato, benché influenzato .”Siate in grado di ridare a questo Paese e alla marineria italiana un’immagine che troppo velocemente hanno voluto offuscare. Siate obiettivi” ha detto l’avvocato Domencio Pepe rivolgendosi ai giudici del tribunale. “Il comandante Schettino è una persona perbene” che “lavora in mare da quando aveva 14 anni” ha detto Pepe: “Si è sottoposto a un interrogatorio di 40 ore – ha aggiunto – e poi in requisitoria si dice che si è sottratto alle sue responsabilità. Dopo 48 ore dall’incidente ha confessato tutto” nell’ interrogatorio al gip “anche colpe che non erano sue. Non si non si è mai sottratto al processoma “ha subito una pressione mediatica contro”.
Quella notte, secondo quanto sostenuto dal difensore, Schettino “non fece nessun ritardo nel dare l’ordine di abbandono della nave. Ha avuto 45 minuti, in mezzo a tante avversità, per decidere della vita di oltre 4.000 persone, per salvare loro la vita. Prese decisioni giuste o sbagliate?” ha proseguito il legale: “Giuste! Se avesse dato subito l’abbandono nave sarebbero morte 4.000 persone”.