FIRENZE – La testimonianza del boss mafioso Giovanni Brusca è stata al centro del processo sulla strage per la bomba sul rapido 904, che esplose il 23 dicembre 1984 in una galleria del tratto appenninico facendo 17 morti e oltre 260 feriti, ripreso oggi a Firenze. Testimoniando in videoconferenza al processo, Brusa ha parlato in particolare dell’esplosivo usato per la strage: “Ai tempi del maxi processo a Palermo – ha detto Brusca – Pippo Calò mi disse di far sparire, occultare l’esplosivo, in particolare si riferiva a mine anticarro, perché, mi diceva, se avessero trovato questo materiale, diventava una prova a suo carico per la sua corresponsabilità nella strage”.
La questione dell’esplosivo è centrale non solo perché secondo il periti dell’accusa sarebbe lo stesso di altre stragi mafiose, tra cui anche quella di via d’Amelio che uccise Paolo Borsellino. Brusca ha parlato di un altro giudice antimafia trucidato da Cosa Nostra Giovanni Falcone. “Nel 1984, 1985, 1986 Cosa Nostra fece fronte comune per frenare l’attacco giudiziario. Come sempre quando non si otteneva il risultato di ‘addomesticare’ i processi avvicinando magistrati e giudici popolari, si andava per le vie criminali, a uccidere i magistrati. La morte di Giovanni Falcone, per quello che so io, fu decisa dopo la morte di Chinnici, ma l’attentato venne rinviato più volte”.