GROSSETO – Emergenza maltempo rientrata in Maremma dove, tuttavia, alcune strade continuano ad essere impraticabili e si sta lavorando per riparare i danni provocati dalle inondazioni. La sala operativa dei vigili del fuoco, appositamente allestita a Marsiliana, è stata chiusa già ieri sera.
I 60 nuclei familiari preventivamente allontanati dalle loro abitazioni nella zona di Quarto d’Albegna, a Sgrillozzo e Sgrilla sono rientrati in casa. Ancora molti i problemi da risolvere soprattutto nel comune di Manciano: le strade che collegamento i piccoli centri da Saturnia a San Martino sono ancora impraticabili. Si continua a spalare fango alle terme di Saturnia dove il resort è stato chiuso e i 150 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione dopo l’esondazione del torrente Gattaia.
Tra la popolazione delle aree colpite dal maltempo tra Manciano e Orbetello, sale ora la rabbia e la frustrazione. “Dopo due anni – dice una residente – siamo daccapo a togliere il fango dalle case. E’ successo come l’altra volta, nessuno ci ha avvisato dell’allerta meteo e ora dopo due anni siamo nella stessa situazione, cioè dobbiamo ricominciare daccapo. Solo che questa volta siamo pieni di debiti fatti l’altra volta per rimettere a posto le nostre case”. Perduti grano, olio, vino, sementi, prodotti agricoli di vario tipo, messi di scorta e distrutti dal fango. “Abbiamo perso tutto – spiega un latro residente – l’acqua è entrata dappertutto e non ce l’abbiamo fatta a salvare granché”. Il Comune di Manciano ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità per l’ondata di maltempo che ha colpito il suo territorio ieri. Lo ha reso noto il sindaco Marco Galli dicendo che “i danni sono ingentissimi”.
Dito puntato, come due anni fa, contro il nuovo ponte sul torrente Elsa, laddove il corso d’acqua confluisce nell’Albegna. Tra la popolazione di Marsiliana e della valle verso Manciano si ribadisce che questa infrastruttura farebbe una specie di tappo quando i fossi scaricano la pioggia. Gli abitanti che vivono lungo il fiume Albegna, tornano a chiedere alle istituzioni una rapida costruzione dell’argine remoto, cioè un secondo argine che possa proteggere le loro case dalle alluvioni. Il nuovo, secondo un progetto che sta seguendo il suo iter, dovrebbe essere costruito per almeno tre chilometri in riva sinistra del fiume e correrebbe a 80-100 metri dall’alveo.