FIRENZE – C’è voluta una seduta fiume dell’assemblea cittadina, un’ampia e articolata discussione, la caparbietà e la furbizia tattica della sinistra di fronte a più o meno velati tentativi di dilazione, l’intervento del sindaco Dario Nardella a rassicurare la maggioranza che pure non ha evitato alcuni distinguo sul voto da parte di alcuni consiglieri del Pd, ma alla fine dal Consiglio Comunale è arrivato il via libera alla mozione che allinea Firenze a tante altre Comuni italiani, grandi e piccoli, che invita la giunta a procedere alla trascrizione delle nozze gay contratte all’estero, contrapponendosi alla circolare Alfano,
Alla discussione sulla trascrizione delle nozze gay, fortemente voluta dalla sinistra, si è arrivati con un piccolo escamotage: il ritiro di tutti gli ordini del giorni presentati in precedenza su altri temi,dal mandato del sindaco alla questione mercafir. A votare a favore sono stati i proponenti del gruppo “Firenze riparte a Sinistra”, “La Firenze viva” (Scaletti), M5S, assieme alla maggioranza del gruppo dei democratici, che non riesce a però a mantenere la propia compattezza: in 2 (Biti e Fratini) non partecipano al voto, 6 si astengono (Giulini, Ricci, Lauria, Giorgetti, Perini e il capogruppo Bassi). Contrari i 4 consiglieri di Forza Italia e Fratelli d’Italia. “Una decisione necessaria – hanno commentato da sinistra – che finalmente mette Firenze al passo nella lotta per i diritti civili”. “La questione è materia del legge del Parlamento” sottolinea Giuliani, ma poi cita papa Francesco (“Chi siamo noi per giudicare?”), per motivare l’artensione. Di “strumentalizzazione” ha parlato invece il consigliere Fratini, secondo cui si tratta solo di una forzatura per arrivare ai matrimoni gay e alle adozioni d parte di coppie omosessuali.
Una questione, quella delle nozze gay, che rimane delicate il Pd fiorentino, come è emerso dall’intervento del sindaco, Dario Nardella. “E’ giunto il momento di intervenire, ma a farlo deve essere il Parlamento con una legge che regoli una materia “urgente e complessa”, ha detto il sindaco, che come avvenuto nei giorni ha voluto non non alimentare il muro contro muro con il Viminale, ma soprattutto di non voler urtare le diverse sensibilità presenti all’interno del gruppo Pd in Palazzo Vecchio. “I sindaci – ha esordito Nardella – hanno a lungo assunto un ruolo suppletivo” in una materia su cui “è giunto il momento di intervenire con una legge”. “Le soluzioni – ha aggiunto – non sono circolari prefettizie, che alzano solo la polemica. L’effetto è stato dividere il paese anziché invitarlo a ragionare su questioni urgenti e complesse”. D’altra parte, segnala Nardella “la mozione in questione non ha effetti giuridici effettivi, e anzi in Toscana una sentenza ha annullato una decisione del Comune di Grosseto”. “Unica risposta, decisiva e concreta – ha ribadito il sindaco – è avere una legge: mi impegnerò con tutti i mezzi perché si arrivi a questo risultato” perciò “sono favorevole che il Consiglio approvi una mozione che vada nel senso della riconoscibilità di diritti civili e di dare un segno di indirizzo al Parlamento” su un tema su cui “l’Italia non deve vergognarsi di discutere”.
Una posizione troppo prudente, per alcuni rappresentanti del movimento gay fiorentino presenti nel Salone dei 200 per assistere alla seduta. Pochi applausi da parte loro a Nardella, mentre alcuni, per protesta, hanno applicato alle loro maglie dei triangoli rosa, a ricordare il simbolo discriminatorio utilizzato per identificare i gay nei campi di concentramento nazista.