FIRENZE – “Per le indagini si è sempre sereni, nella misura in cui si è lavorato per l’interesse dello Stato all’interno dei margini di correttezza che le leggi ci consentivano”. Questo il commento della dimissionaria sovrintendente ai musei fiorentini Cristina Acidini, in merito alle due indagini nei suoi confronti, una per abuso d’ufficio da parte della Procura di Firenze e l’altra, avviata dalla Corte dei conti e riferita ai canoni – troppo bassi secondo l’accusa – stabiliti per far tenere concerti di musica classica al giardino di Boboli, all’indomani dell’annuncio delle sue dimissioni. “E’ evidente che è sempre possibile interpretare diversamente questo atteggiamento – ha aggiunto ma avrò, mi auguro, quanto prima, il modo di chiarire l’operato e le motivazioni del medesimo. E poiché vige ancora la presunzione di innocenza, fino ad una condanna, ritengo che mi si debba considerare innocente”.
Di ieri la notizia che la Acidini è risulta indagata dalla procura per abuso di ufficio, assieme al suo predecessore Antonio Paolucci (ora capo dei Musei Vaticani), per aver stipulato senza gara pubblica, come prevede la legge, dei contratti di assicurazione delle opere d’arte date in prestito all’estero con la compagnia Axa-Art. Oltre ad Acidini e a Paolucci sono indagati il segretario del sovrintendente fiorentino, Marco Fossi, e l’assicuratore, Marco Ciullini. Le polizze ammonterebbero ad oltre 1 ML di euro, per un periodo che va dal 2006 al 2013. Secondo l’accusa, la compagnia è stata scelta con affidamento diretto, violando così il codice degli appalti, che per somme superiori ai 40 mila euro prevede il ricorso al bando di gara o, se la cifra non supera i 200 mila euro, che vengano consultati almeno cinque operatori del settore. Sempre secondo l’accusa, tale disposizione sarebbe stata violata usando come “escamotage” il frazionamento degli importi.
Acidini ha voluto spiegare le ragioni all’origine delle dimissioni: “Le mie dimissioni, formalizzate il 5 settembre scorso, sono in realtà una richiesta di pensione anticipata” ha precisato Acidini che ha smentito siano legate all’inchiesta, e neanche alla riforma Franceschini sui beni culturali, il cosiddetto decreto ammazza dirigenti che prevede uno spezzettamento del Polo Museale e l’affidamento a un super dirigente di Uffizi, Bargello e Accademia. “Diffido da dare un interpretazione” dice Acidini: “La riforma contiene elementi di grande interesse: tra questi l’autonomia dei musei, che, in un quadro internazionale, sono sempre stati un’anomalia. Il museo italiano, sottoposto ad un ufficio di coordinamento come una Soprintendenza, ha meno visibilità, meno identità, meno risalto”.
Se da una parte cerca di stemperare i toni, Acidini non nasconde gli elementi di critica al disegno di riforma : “Non c’è nessuna polemica, ma solo l’accettazione della riforma, che vede letteralmente scomparire al competenza del polo museale fiorentino, e suddividerla la tra cinque nuovi soggetti. Non ho intenzione di candidarmi per un quinto delle competenze che finora ho ricoperto”. E sulla prevsione di un super manager per i tre musei principali, arriva la stoccata: “Almeno da una parte dell’opinione pubblicamente espressa, mi si accusa di essere affarista, di condurre i musei in modo manageriale. Ma dalla parte politica, si preferisce che agli storici dell’arte subentrino i manager: ci vogliamo decidere?”.
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