FIRENZE – “Oggi Firenze dimostra che i sogni possono diventare realtà, che i progetti ambiziosi possono rivivere e che se si investe sulla cultura si può cambiare rotta”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella, alla presentazione del Museo del 900 che aprirà al pubblico domani, giorno della festa di San Giovanni, nell’ex convento delle ex Leopoldine, di fronte a Santa Maria Novella. Il sogno è quello a lungo vagheggiato da un’intera schiera di politici ed amministratori locali: l’apertura di uno spazio museale in cui ospitare in via permanente il patrimonio di arte contemporanea presente a Firenze, e al tempo stesso raccontare Firenze e il suo ruolo nell’arte contemporanea.
L’apertura del museo, inizialmente annunciata dall’allora sindaco Renzi per la Notte Bianca del 30 aprile scorso è slittata per i ritardi nei lavori. Anche se le sala mancano ancora di qualche ritocco, ma da domani finalmente tutti potranno godersi l’allestimento delle 300 opere negli spendidi ambienti attorno al chiostro dell’ex convento, sulla cui parete campeggia la mega scritta in neon blu con la citazione dell’artista fiorentino Rinaldo Nocentini: “Everithing might be different”. Un luogo, le che nel corso della sua plurisecolare storia è stato spedale, convento e anche scuola, e che era chiuso e abbandonato da 30 anni. “E che aggi riapre – ha sottolineato Nardella – come luogo per la formazione e l’educazione delle coscienze – perché il primo fine di un museo non è conservare ma educare, è mostrare la bellezza e la magnificenza delle opere d’arte che costituisce.
(audio: Dario Nardella, sindaco di Firenze)
Una bellezza che è possibile ammirare come “un tuffo nella memoria”, secondo le parole della Sovrintendente al Polo Museale, Cristina Acidini: un percorso a ritroso che parte dalla Biennale del 1988 per risalire alle avanguardie del primo ‘900 attraversando i diversi periodi in cui Firenze fu al centro del fermento culturale ed artistico: da Fontana a Rosai, passando per Gottuso e De Chirico, Berti e Chessa, De Pisis e Morandi, Carrà e Casorati, ma anche l’era delle riviste, la poesia visiva e la body art, l’architettura radicale di Superstudio e Archizoom, la nascita del Maggio Musicale e il fiorire della ricerca musicale contemporanea, Pitti e l’avvento della grande moda, il cinema d’artista.
(audio: Cristina Acidini, Soprintendente Polo Museale Fiorentino)
A costituire il nocciolo dell’esposizione, le raccolte – soprattutto dipinti, ma anche sculture – messa assieme dal critico Ragghianti con il suo appello agli artisti dopo l’Alluvione, e la collezione donata a Firenze dal genovese Alberto Della Ragione, cui si affiancano contributi multimediali e anche interattivi: gallerie fotografiche e poster, punti di ascolto musicale, filmati e installazioni. Unica pecca, le fin troppo scarne pannellature informative, peraltro solo in italiano.
Da domani dunque porte aperte per il museo: l’orario estivo (fino al 30 settembre) prevede l’apertura dal lunedì al mercoledì dalle 10 alle 21, il giovedì dalle 10 alle 14, il venerdì dalle 10 alle 23 e nel fine settimana di nuovo dalle 10 alle 21. Previsti anche due giornate ad ingresso gratuito, il 28 e 29 giugno prossimi, con visite guidate e laboratori per i ragazzi.